di Roberto Branchetti | Presidente Gruppo Archeologico Paleontologico Livornese
Monte Carvoli è un rilievo di 352 m s.l.m. Si raggiunge attraverso la S.P. del Vaiolo che collega i centri collinari di Nibbiaia e Castelnuovo della Misericordia. Dalla sommità si domina un orizzonte a 360°, con viste sia sul mare che sull’entroterra (Val di Fine).
Su di esso si rinvengono due cinte murarie. La prima, lunga circa 465 m e larga mediamente 1,6 m, si sviluppa ad una quota di 310 m s.l.m ed è realizzata con pietre di “Serpentinite” (stessa roccia di cui è formato il rilievo) di grandi e medie dimensioni, irregolari, sovrapposte a secco. L’opera, di cui rimane leggibile un’unica porta sul lato di ponente, è stata identificata - come riporta un pannello illustrativo collocato presso la suddetta porta e come sembrano confermare i frammenti di ceramica d’impasto e a vernice nera rinvenuti nell’intorno - una fortezza d’altura di epoca etrusca, verosimilmente connessa alla vicina necropoli tardo-ellenistica di Pian dei Lupi venuta alla luce nei primi anni 2000. Alla quota di 350 m s.l.m. è presente la seconda cinta muraria, lunga circa 170 m, della quale è leggibile quasi tutto il perimetro (Fig. 107). Il muro, anch’esso largo come l’inferiore, è costruito con conci squadrati di serpentinite e poggia verso l'esterno su uno zoccolo di pietra riquadrata. Nei commenti del muro si intravedono tracce di malta. Sul lato occidentale della struttura si leggono i resti di due contrafforti in parte crollati, la cui funzione rimane ignota. Sul lato settentrionale, il peggio conservato, si riconosce il limite di una porta. La tipologia del muro ha fatto propendere il giudizio di alcuni studiosi verso una probabile opera medievale, come indicherebbe anche un secondo pannello illustrativo collocato nei pressi della struttura. Sul lato orientale del colle è ancora leggibile un tracciato viario scavato in roccia, all’apparenza carrabile e molto antico, con tratti di muro a secco sull’argine vallivo.
Il primo a riferire sulle due cinte murarie è stato Pierotti, che ne ha ipotizzato per entrambe una probabile origine etrusca.
Virgili, trattando vari castelli della Maremma Pisana, ricorda il castello di Montecalvoli, ma sulla base di quanto riportato nel testo non vi è certezza che si tratti del sito in questione.
Anche Ceccarelli Lemut inserisce il castello di Monte Calvo [Monte Carvoli tra Paltratico e Nibbiaia] attestato nel 1137, tra quelli della diocesi di Pisa.
Tuttavia c’è da rilevare che dall’analisi di superficie non vi è traccia di materiale da copertura e neppure di frammenti ceramici di alcun tipo.
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